Saturday, September 5, 2009

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Amerika, Impero del Male - 0203

Qualche settimana fa ho cercato di analizzare le motivazioni della simpatia, anzi dell’amore sviscerato per i dogmatismi politici e religiosi antiliberali e antioccidentali, che hanno caratterizzato tanta parte della cultura europea dall’inizio del ‘900 ai nostri giorni. E avevo paragonato l’odio infantile e parricida che tanti intellettuali del nostro tempo provano per la società liberale che li ha generati al disprezzo nutrito da tanti rampolli viziati e capricciosi dell’odierna classe media per le loro famiglie permissive. Negli ultimi anni, però, questo furore antioccidentale si è focalizzato sempre più ossessivamente ed esclusivamente sugli Stati Uniti e sugli Americani, da scrivere naturalmente col Kappa per meglio assimilarli, anzi equipararli ai nazisti.
Proprio a questo furore antiamericano un recente numero dell’Espresso dedica un ampio servizio intitolato “Il nemico americano” e costellato di sottotitoli ovviamente compiaciuti come ad esempio: “Nel mondo torna a soffiare il vento contro la superpotenza USA nonchè contro una cultura e uno stile di vita”, oppure “Yankee Go Home: The slogan of the past comes back to resonate in the streets of the world. "
"Today, America - writes the body of our Magna sinistrese cultural - while affected by the September 11, 2001 stragista and fanatical terrorism, has not enjoyed widespread sympathy from the past ... For those who doubted that decline, it is worth noting that America after the Iraq war, can not rely on the consensus of the least time. While twelve years ago, during the first war against Saddam, seven Islamic countries had sided with Washington, now public opinion in Islamic countries can not accept to see their leaders lined up alongside the USA. La grande maggioranza è furente nei confronti dell’Impero Americano”…
Naturalmente l’Espresso non si domanda se questa radicale svolta antiamericana non sia stata prodotta anche dall’ambiguità, dalla larvata solidarietà o dall’assistenza clandestina (o addirittura esplicita, come nel caso dei palestinesi) dimostrata nei confronti dei terroristi e dei fanatici da molti regimi islamici desiderosi di dirottare contro Israele e l’Occidente le tensioni esplosive delle loro popolazioni esplodenti.. E tanto meno si domanda quanto abbiano ad essa contribuito i radical-chic che affollano i salotti buoni della vecchia Europa e della vecchissima Italia e le redazioni dei giornali sedicenti progressisti come l’Espresso. Del resto, sarebbe chiedere troppo a giornalisti che sull’antiamericanismo vivono di rendita da qualche decennio.
Ma i brani più comici dell’articolo sono quelli in cui il settimanale tenta di dimostrare che l’America è ormai detestata anche nei paesi liberal-democratici. Utilizzando i risultati di un’ampia indagine condotta dal Pew Research Center su 38.000 cittadini di 44 paesi, l’articolo rileva che, ad esempio, in Germania i cittadini filo-americani sono diminuiti di 17 punti e in Italia di 6 punti, rispetto a un paio d’anni fa. La realtà su cui, tuttavia, si preferisce glissare è che una maggioranza cospicua della popolazione dei paesi europei ( il 61% in Germania e il 70% in Italy, placed in spite of the anti-American) continues to support America. The odd news opinion poll
expressively proposal reminded me of that of the victorious battle with a rival made by Woody Allen and his girlfriend: "I thirsty lips to a shoe, a nasata on the knee and an eye on the hand" ...


I have already had occasion to point out some reasons for this anti-liberal hysteria rampant among certain giovanottini and certain intellettualetti our own: namely, the fatal attraction of the authoritarian personality-gregaristiche for tyrannical regimes. However, I think we should add, in the case of anti-Americanism, provincialism della nostra cultura ed il suo cronico complesso d’inferiorità verso la superpotenza egemone. E’ un complesso d’inferiorità rivelato del resto quotidianamente da questi signori che quando, nelle loro manifestazioni, imprecano contro l’America, lo fanno indossando indumenti e adottando mode di stampo rigorosamente americano (dai jeans alle scarpe da tennis alle T-shirts con scritte universitarie o battute sexy d’oltreocceano), tanto da apparire i gemelli cattivi dell’”Americano de Roma” magistralmente interpretato 40 anni fa da Alberto Sordi.
Tutto ciò sarebbe anche da ridere, se non fosse da piangere. Perché questo isterismo antiamericano sta mettendo in grave pericolo il bene supremo not only our freedoms but also that of future generations: namely the unity of the West Liberal Democrats, the only island of liberal tolerance and coexistence, before a world, the Islamic, always dominated by tyrannical regimes, often bloody and more extensively contaminated by religious fanaticism.
Of course this unit certainly does not involve a slavish obedience to U.S. policy and its many nonsense (nonsense, moreover, shared by several other governments) such as the systematic tendency to see only tyrannical regimes as allies or as enemies, alternating the financial and political support to the bombing and renouncing forever the alternative winning, that is, to start their people to democracy is bombing their women and youth masses with our message of freedom not only political but also love, is affecting all economic and technical aid to the legitimacy of liberal forces in their territories. But no sensible person would still get to call into question the need for unity West before the Supreme Islamic fanaticism as a threat to the planet where the comparison at the time embodied by Nazi fanaticism (and our local daily evoked by demagogues) is a joke province.

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